Grant masse i avoit de loriers.
De figiers et d’alemandiers,
De saigremors et de sapins;
Paumiers(492) moult ot, asés melliers(493),
Pruniers, grenas, roziers ramés...
E così, se non riferirò l’enumerazione delle spezierie, noterò la menzione specifica del cantoDe merles et de lorsingnals(494).
Né tacerò del profumo che là dentro si sente, tale che chi ci si trova,
Cuidoit(495) qu’il fust en paradis.
Io non so se Renaud fosse mai stato nel mezzogiorno, o se parlasse solo di maniera, come fa di sicuro quando nomina alberi proprî dell’Arabia e dell’India; so bensì che, se degli elementi offertigli dalle regioni nordiche non si appaga lui, meno che mai potevano appagarsene le immaginazioni di chi in paesi meridionali viveva ed era solito contemplarvi una natura ben altrimenti varia e ricca. La descrizione dell’Ariosto (VI, 20-24), venuta dopo molte e molte altre,(496) si può dire la [168] più perfetta di quante l’avevano tra noi preceduta. Della sua facoltà descrittiva il poeta ci ha già dato un saggio mirabile ritraendo il luogo ameno dove Angelica scese a posare (I, 35-38). Ma come là era nuovo il colorito e l’ornamento, non la composizione, così anche qui non si pena a ravvisare l’architettura del giardino di Falerina (Inn., II, IV, 20). Un misto di piano e di colli, come là; boschetti, ed uccelli che cantano tra i rami; conigli, cervi, lepri, daini, che corrono senza timore.(497) Una bella fonte in mezzo agli alberi orna entrambe le scene; e perché non ci sia pericolo di non riconoscer l’una nell’altra - il che sarebbe accaduto facilmente, essendo questo un ornamento comune alla maggior parte dei quadri consimili(498) -, Lodovico fa rinfrescare Ruggiero alla sua (st.
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