Ma chi tenga dietro a questo svolgimento, intenderà subito come mai al Tasso nascesse poi l’idea di scrivere l’allegoria della sua Gerusalemme. Egli fece per sé medesimo ciò che gl’interpreti avevano fatto [175] per l’Ariosto: più biasimevole di loro, giacché non poteva parlare in buona fede.
Ritorno alla mia questione delle fonti, e mi domando se l’allegoria che sono venuto esponendo, è nuova, oppur no. Nuova, no davvero. Rammentiamoci Prodico e il suo famoso Ercole al bivio, famigliare di certo all’Ariosto.(515) Poi, una buona parte dell’Odissea, in special modo la dimora con Circe, si pretendeva espressione di concetti analoghi.(516) E venendo a cosa che ci tocca più da vicino, anche l’Eneide, secondo l’interpretazione tuttavia in onore ai tempi di Lodovico, aveva la sua Isola d’Alcina. Ché Enea presso Didone doveva simboleggiare l’uomo, che, sedotto dalla lussuria, scorda ogni più nobile cura; finché, ravveduto, fa animo, affronta coraggiosamente traversie e pericoli, e riesce da ultimo vittorioso. Che l’episodio virgiliano stesse veramente dinanzi al pensiero del nostro poeta, si vedrà tra poco. Le medesime idee erano poi state espresse in non so quante allegorie nel corso del medioevo. La stessa Divina Commedia non ci rappresenta forse qualcosa di somigliante? Potrei senza fatica enumerare una lunga serie di titoli; non tralascerò almeno le Chevalier Errant di Tommaso, marchese di Saluzzo,(517) e il Quadriregio di Federico Frezzi.(518)
Del Quadriregio parrebbe anzi di dover tenere un conto specialissimo.
| |
Tasso Gerusalemme Ariosto Prodico Ercole Ariosto Odissea Circe Eneide Lodovico Isola Alcina Enea Didone Divina Commedia Chevalier Errant Tommaso Saluzzo Quadriregio Federico Frezzi Quadriregio
|