(Ib., 24.)
Qui, come si vede, le metamorfosi sono assai varie. Nel caso nostro la prevalenza degli alberi, insieme con Virgilio e Dante, avrà per fattore l’Idalagos del Boccaccio. E poiché nell’Ariosto taluno è convertito in liquido fonte, sarà del [179] Boccaccio ricordato di nuovo molto opportunamente Fileno. A mostrare poi come la concezione delle Alcine e delle Panfili, sia largamente diffusa, non parrà fuor d’ogni proposito menzionar Labe, la regina della Città Incantata, nelle Mille e una Notte.(530) Anch’essa muta continuamente i suoi favoriti. Se un giovane piacente ha la sventura di capitare alla sua città, Labe se lo fa condurre, lo ospita splendidamente, lo infiamma, gli si abbandona. Per quaranta giorni l’amante conduce una vita beatissima; ma fuggito quel breve periodo, egli è trasformato dalla perfida, o in quadrupede, o in uccello. E questi miseri vorrebbero bene far intendere ai nuovi venuti il pericolo che loro sovrasta; sennonché non hanno, come il mirto di Astolfo, la fortuna di conservare la favella, e però si devono contentare di un’opposizione materiale, pur troppo infruttuosa.
L’idea prima dell’iniqua frotta che impedisce la via per dove si va a Logistilla (VI, 60), non costò certo un grande sforzo al poeta. Non si diventa virtuosi senza lottare contro le cattive tendenze; tutti lo sentono, tutti lo dicono. Però quanti composero prima dell’Ariosto allegorie del genere della sua, s’accordano nello sbarrare con esseri più o meno analoghi il retto cammino. Così, per esempio, Raoul de Houdenc, autore e protagonista d’una Voie de Paradis,(531) s’è appena incamminato, che si vede venir contro Temptacion, postasi in agguato
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