Così fa in un episodio citato da poco del Tristan (I, f.o 120 v.o)(561) una donzella della Dama del Lago col re Artus. E questi ritorna allora subito in sé, ed odia acerbamente colei che l’incantesimo lo costringeva prima ad adorare.(562)
Grazie all’anello, Alcina sembra ora ben altra cosa a Ruggiero (st. 70-74): la lussuria gli si mostra in tutta la sua deformità. È questo il concetto allegorico, al quale il poeta seppe dare un’espressione sensibile tanto felice. Certamente non è egli il primo. Chi non rammenta, per esempio, l’antica strega apparsa in sogno all’Alighieri (Purg., XIX, 7)? E nominerò un’altra volta ancora il Quadriregio, in grazia di Cupido, il quale, mentre nel regno di Venere appariva in forme leggiadrissime, su nel girone dei lussuriosi, dove non valgono inganni,
. . . . . . . . . . era sì travoltoChe quando il vidi, mi mise paura:
(III, XIV, 23)
smorto, con occhi e viso deformi, e con due corna in capo. E lassù si vede nel suo vero aspetto la stessa Citerea, non più Dea, ma Demonio (III, XV, 40). Qui dunque la significazione è tutta allegorica e morale. Invece non c’è nulla di ciò in un [188] episodio del Charles le Chauve.(563) Gloriande, regina delle fate, invaghita di Dieudonné, si mostra a lui, prima in forma di vecchiaccia sdentata, quindi di bellissima donzella. Dieudonné non sa punto che sia la medesima persona; ma come ha resistito alla vecchia, così non cede neppure alla giovane.(564)
Sul resto dell’episodio di Alcina non mi dilungherò troppo. L’uso che Ruggiero fa per due volte dello scudo incantato (VIII, 10, X, 49), è da confrontare con quello che si fa da Perseo della testa di Medusa nella corte di Cefeo (Met., V, 177). La restituzione degli amanti smessi alla loro forma primitiva trova un riscontro - per non uscir troppo del seminato - nella novella già ricordata delle Mille e una Notte.
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