Ciò nonostante era forse possibile di operare come se realmente si fossero intese, a chi avesse obbedito un poco più alla natura, un poco meno agli esemplari del classicismo. Me ne persuade il Boiardo, che aveva pur saputo mantenersi immune dal peccato, e tener dietro agli antichi solo fin dove gli conveniva di seguitarli.(583)
Dell’ufficio di nomenclator è egli infatti il primo a seccarsi. Guardiamolo quando si fa ad enumerarci le genti di Marsilio (Inn., II, XXIII, 5). Scrive undici versi, e poi subito lascia trascorrere il cavallo fuori di strada. Ripiglia; ma dopo due sole altre stanze smette bruscamente, e rivolge a sé medesimo una specie di rimprovero:
Ma per che vi facc’io tanto dimoraEl nome e le provenze a raccontare,
Che poi ne le battaglie in poco d’oraGli sentirete a ponto divisare?
(II, XXIII, 10.)
E dove, non solo comincia, ma conduce a termine episodî di cotesto genere, gli è che ha saputo animarli con un soffio di nuova vita. Quello stesso catalogo dell’Innamorato, onde è mossa la mia digressione, non è nient’affatto una copia dei [194] modelli antichi, di quelli almeno che più generalmente si conoscono. Le rassegne solenni di Omero, di Virgilio, e dei loro imitatori, costituiscono per solito qualcosa di indipendente dall’azione. Nessun personaggio vi agisce; il poeta, ad un certo punto, stima conveniente di farci sapere, quali genti vengano o sian venute in campo; e sollecitato in modo particolarissimo l’aiuto delle Muse, ce ne fa egli medesimo l’esposizione. Invece presso il Boiardo, imitato, come s’è visto, da messer Lodovico, l’esposizione è chiesta e ottenuta da un personaggio del poema ad un interlocutore introdotto a quest’uopo.
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