(619) Sicuramente nessuno di loro si trova in possesso di un cavallo alato; ma questo è un accidente di nessuna importanza nel nostro luogo. Certo non vale a farci vedere un riscontro bene opportuno in Bellerofonte, che, rinfiammata del suo amore la perfida Stenebea, la fa salir seco su Pegaso, fingendo di volerla condurre nella Licia. È questo un mero artificio per [204] vendicarsi: giacché per via egli la precipiterà crudelmente nel mare.(620) Meno che mai francherà poi la spesa d’altro che una menzione il Principe di Persia, che in una novella già citata delle Mille e una Notte(621) rifà sul cavallo di legno il viaggio dall’India alla capitale del regno paterno, avendo in groppa la Principessa del Bengala.
Invece, quantunque non ci sollevi da terra, fa meglio per noi Orlando, il quale, dopo avere spiccato Origille dall’albero dov’era appesa più che meritamente,
In groppa se la pone e via la porta.
(Inn., I, XXIX, 44.)
Poiché, come Ruggiero (st. 112), anche l’impareggiabile paladino s’accende di questa nuova bellezza, e commette così un’infedeltà verso la regina del suo cuore. E non è meno ardente del nostro cavaliere nel voler dar sfogo alle brame, né resta meno scornato di lui. Ché, se Angelica si sottrae agli abbracciamenti di Ruggiero coll’anello così impensatamente riavuto (XI, 3-6), Origille infinocchia mirabilmente il Conte, e lo lascia a cercare, se vuole, la visione del paradiso e dell’inferno sulla tomba di Nino, mentre essa fugge via con Brigliadoro (I, XXIX, 52). Dopo un’esperienza siffatta, Orlando dovrebb’essere diventato savio.
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