Pagina (228/965)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      (638)
      E qui c’imbattiamo nella storia di Olimpia (IX, 17), che è la prima tra le grandi aggiunte introdotte dal poeta per l’edizione del trentadue. Si compone di due parti, dirette entrambe alla glorificazione del sesso femminile. Nell’una abbiamo la donna amante, illimitatamente devota, vogliosa di dare sé stessa per la salvezza di colui che essa ama. Nella seconda vediamo questa medesima donna ricambiata colla più nera ingratitudine, abbandonata per un’altra in mezzo al mare da chi tutto le deve. Le due parti stanno in evidente rapporto, ed a vicenda si mettono in rilievo. Infatti, entrambi questi momenti, beneficio, sconoscenza, possiamo ritrovare anche in più d’un modello antico. Che cosa non fece Arianna per Teseo? Rinnegando padre e patria, essa gli salvò la vita, gli dette modo di liberare la sua città da un funestissimo tributo di sangue; per lui essa lasciò i parenti e la nativa Creta. Ed ora, in compenso, eccola sola e derelitta in un’isoletta dell’Egeo! Altrettanto si dica dei casi di Medea, divenuti, per opera dei tragici, espressione ancor più passionata del medesimo concetto. Che anche alla figliuola di Eeta pensasse l’Ariosto allorché concepiva la sua Olimpia, a me pare verosimile. Con tutto ciò atteniamoci al sicuro, e diciamo ch’egli ebbe dinanzi l’immagine di Arianna. Ebbene: mentr’egli riproduce la seconda parte del quadro, alla prima, ossia alla favola del Laberinto con tutti i suoi accompagnamenti, sostituisce casi tendenti al medesimo scopo, ma affatto diversi ed essenzialmente umani.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





Olimpia Arianna Teseo Creta Egeo Medea Eeta Ariosto Olimpia Arianna Laberinto