Ecco quel che leggo in capo all’epistola di Arianna nel codice laurenziano 27 del Pluteo XXXVI: [213]
«.... Ivit Theseus et socii; et duxit secum Ypolitum filium suum. Fuerunt honorabiliter recepti in curia Minois regis; quorum pulcritudines et conditiones valde placuerunt Minoy et filiabus, scilicet Adriane(647) et Phedre. Dicit itaque Adriana Theseo: Si me vis promittere accipere in uxorem et Phedram recipere per Ypolitum, liberabo te a morte. Ille, gaudens, promisit; et sic, receptis ab ea filo et globis picis,(648) ivit et interfecit Minotaurum….. Interfecto Minotauro, reversus est Theseus, et accepit Adrianam per se in uxorem et Phedram pro Ypolito. Et cum redibant, complacuit ei plus Phedra. Pro sua coniuge tenuit, et in maris litore reliquid Adrianam.»
Coll’Ippolito che abbiam qui dentro ha rispondenza il fratello di Bireno nel Furioso (X, 10); e il ragguaglio è migliore, se prendiamo una versione assai più comune, dove Fedra è condotta via bensì col pretesto di darla a lui, ma senza che egli sia presente.(649) Ed anche per l’età giovanissima della figlia di Cimosco (X, 11) ci si offriranno riscontri. «Pulcriorem et juniorem» chiamerà l’involontaria rivale il prologo all’epistola quarta nel codice laurenziano 28 del Pluteo già indicato; «più giovane» del pari che «troppo più bella» essa sarà nell’amplissimo commento, emanato da un originale francese, di cui la traduzione italiana dell’epistola di Fillide è munita nel laurenziano-gaddiano n. 71.(650) Visto tutto ciò, non sarà neppur caso, se il modo come l’isola su cui ha effetto l’abbandono è designata dall’Ariosto, che la chiama «inculta e deserta» (X, 16), conviene con quel che è detto per la sventurata figliuola di Minosse.
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