Nel meggio sembra Carlo imperatoreChiamando, aiuto, aiuto! con affanno,(679)
Et Ulivier legato alla catena;
Un gran gigante trassinando il mena.
Ranaldo a morte là parea ferito,
Passato d’un troncone a meggio il petto,
E gridava: Cugino, a tal partitoMi lasci trassinar con tal dispetto?
(II, XXXI, 34.)
[222] Fin qui furono tutte opere d’incanto. Invece è semplice astuzia umana, ma raffinata, quella del vecchio Folderico, che per ripigliare ad Ordauro la propria moglie, fa che gli amanti fuggitivi incontrino un damigello,
Qual veniva gridando: «Ahimè tapino,
Aiuto, aiuto, per lo Dio Macone!»
Et era alle sue spalle un assassino:
Così sembrava in vista quel fellone;
Correndo a tutta briglia per il pianoSeguiva il primo con la lanza in mano.
(I, XXII, 50.)
Sono malizie che trovano buoni riscontri nel Palamedès, dove un perfido gigante, Esclanor de la Montaigne, si vale di arti siffatte per far cadere in aguati i cavalieri erranti. Egli ha al suo servizio parecchie donzelle, che percorrono i boschi in ogni direzione: «L’une se met en pure la chemise, et les faulx chevaliers la tiennent par les tresces, et fait semblant qu’il la vueille occire. L’autre fait semblant qu’il la vueille esforcer,» ecc., (f.o 265 v.o). Di questa schiera onorata è La demoiselle de la Bianche Lande. Costei viene ad un cavaliere errante, cugino di Ariohan,(680) e gli domanda soccorso contro un perfido della maignie(681) di Esclanor, che, a sentir lei, la vuole uccidere (f.o 259). Il cavaliere crede, e la segue. Ed ecco sopraggiungere infatti un guerriero a cavallo, il quale a guisa di folgore corre sopra la donzella, e via per la foresta.
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