(695) Hector non è veramente solo a combattere; con lui prende parte alla battaglia il bellissimo Abdalon, ed inoltre un terzo cavaliere di assai minor conto; ma è lui solo che ha l’ardimento di concepire un disegno così straordinario, ed è a lui che spetta pressoché per intero il merito della vittoria. Compagni di sorta non ha poi Lancilotto, quando, venuto per acquistare la Dolorosa Guardia, sbaraglia successivamente, secondo la nostra Tavola Ritonda (I, 23), una schiera di cento, una di dugento, ed una di quattrocento cavalieri. I testi francesi s’erano contentati di prove assai meno portentose.(696) Il confronto riesce istruttivo, giacché cotale incremento di esagerazione ci avverte che anche fatti di gran lunga più modesti [226] potranno essere termini opportuni di confronto per la meraviglia operata da Orlando. Il semplice trasporto di un episodio antico nell’ambiente ariostesco potrà bastare da sé stesso a ingigantirlo. E l’ambiente aveva già raggiunto il grado di temperatura necessario per produrre effetti di cotal sorta fin dal tempo dell’Innamorato. Ché prodezze ancor maggiori delle nostre d’Orlando si compiono da Rodomonte, quando, presa terra a Monico con pochi compagni scampati alla burrasca (II, VI, 47), si trova solo, si può dire, a combattere le genti poderose, a cui è affidata la difesa della costa.
Considerato dunque questo rapporto di dimensioni, ecco apparirci nient’affatto estranei al nostro soggetto quei casi del Palamedès e del Tristan, dove un cavaliere s’affronta con due, tre, quattro dozzine di avversarî, e riesce vittorioso.
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