Ed appunto un romanzo antico suggerì all’Ariosto la sua caverna dei ladroni. Non un romanzo greco, bensì un latino, imitazione del resto di un originale ellenico: l’Asino, ossia le Metamorfosi di Apuleio.(717) Certo il povero Lucio, ciuco mannaro, se posso dir così, non può giungere alla spelonca nella stessa maniera che Orlando. Ve lo conducono suo malgrado i rapaci abitatori, che se ne sono impadroniti nella casa di Milone. Ma se alcune somiglianze nella descrizione del luogo, quali le spine che celano l’ingresso (Fur., XII, 88), non sarebbero punto conclusive,(718) i riscontri umani chiariscono la parentela diretta. Ché la prima persona che s’affaccia là dentro, è [229] una vecchia, massaia dei malandrini, la quale risponde alla nostra Gabrina. Una giovane che possa allo stesso modo confrontarsi con Isabella, manca nella spelonca quando vi siamo introdotti; ma non dubitiamo: essa vi sarà condotta il giorno appresso, non meno leggiadra dell’ariostea, e come lei piangente e innamorata. Presso l’autore latino e presso l’italiano la fanciulla è affidata alla custodia della vecchia. E ci sono anche nell’Asino parole aspre e minacciose,(719) le quali fanno pensare alle contese a cui Orlando trova intente le due donne quando mette piede nella grotta (XII, 92). Gabrina è tuttavia ancor peggiore del suo riscontro. Non solo non si prenderebbe cura alcuna di distrarre Isabella con novelle piacevoli, come fa la vecchia d’Apuleio narrando d’Amore e Psiche, ma di certo farebbe pagar ben caro alla poveretta lo sfogo del raccontare i suoi casi ad un forestiero (XIII, 3), se appena gliene fosse lasciato il tempo ed il modo.
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