Passa poi del tempo senza che i due innamorati più si rivedano. Ora, non sono otto giorni, la donzella fece sapere per un messaggio a Karados, che non lasciasse in nessun modo di andare a lei, o d’inviarle un suo fido. Egli, trovandosi sgraziatamente impedito, mandò in sua vece il compagno, commettendogli di scortare la fanciulla, se volesse venire.(726) [231] Costui promise, partì, e più non s’è lasciato vedere. E Karados ha avuto novelle ch’egli andò alla donzella, la trasse dalla casa paterna, come per condurla a lui, e quindi se l’è tenuta per sé.(727)
Qui terminano i fatti che il re Karados narra a Danayn; ma non finisce qui l’avventura. Poiché, cavalcando insieme, ed essendo Karados deliberato di tagliare il capo allo sleale, se lo può giungere e se trova vere le cose riferite, ecco al principio d’una foresta offrirsi ai loro sguardi un ricco padiglione (f.o 336). Sull’entrata dorme uno scudiero, che Karados riconosce esser quello del perfido compagno. I nostri due Erranti scendono, entrano, e vedono sopra un letto la donzella, sull’erba fresca un cavaliere, entrambi addormentati. Karados s’accorge subito non esser questi lo sleale, e non sa intendere come stia il fatto. Però desta la donna, che non lo riconoscendo sotto le armi, getta un grido, e sveglia il cavaliere. Le prime parole non sono certo amichevoli; ma non va molto, che tutto si schiarisce. Il cavaliere racconta com’egli trovasse il giorno innanzi la donzella presso quel medesimo padiglione. Due scudieri la custodivano, ed essa piangeva.
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