Tuttavia non bisogna spingere troppo in là l’avversione; che il mondo fantastico riceva dovunque alimento anche dal mondo reale, è cosa che sarebbe sciocchezza il disconoscere. Però può ben esserci qualche grano di vero in ciò che dice uno de’ più antichi illustratori del Furioso e delle sue fonti, Simone Fórnari: «Doralice rapita da Mandricardo in mezzo del camino, mentre andava in campo a Rodomonte suo sposo, adombra e rappresenta la presura della sposa di Caraccio capitan de’ Vinetiani».(749) Simone afferma con troppa sicurezza e svisa in grazia di certi suoi preconcetti; tra i riscontri coi quali poi, commentando il canto XIV,(750) cerca di specificare e crede di confermare l’asserzione, ce n’è d’infondati e ridicoli; con tutto ciò la sua idea, purché si ristringa in limiti ben più angusti, merita d’essere tenuta a calcolo. Giacché, il fatto che si vuol da lui ritrovare qui sotto era di fresca data, aveva fatto gran chiasso, e per poco non era stato scintilla di fiamma ben maggiore. L’avervi avuto la parte principale il fratello stesso della duchessa di Ferrara, non serve né di conferma, né di confutazione. Non di conferma, perché si trattava d’una scellerata violenza; non di confutazione, perché l’Ariosto acconciò in maniera le cose, che Mandricardo, il personaggio che risponderebbe al Borgia, può destare invidia, non odio.
Il fatto è il seguente.(751) Nel corso dell’anno 1501 una bellissima fanciulla, damigella della duchessa d’Urbino, era condotta con onorevole accompagnamento al suo sposo promesso, Gio.
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