Ché nell’Eneide Giunone, discesa essa medesima dalle regioni celesti, affida ad una Erinni, ad Aletto, un compito non molto dissimile:
Dissice compositam pacem, sere crimina belli:
Arma velit poscatque simul rapiatque juventus.
(Aen., VII, 339.)
Al Bolza, che dà invece come modello il «passo del romanzo La Conqueste de Trebisonde, nel quale gli Dei mandano [243] Tisifone alla corte di Carlomagno a suscitarvi dissensioni» (p. XXVI), non assentirà facilmente chi rifaccia il confronto.(765)
Seguitiamo l’Angelo nella sua corsa. Appena mi fermo al convento, abitato dalla bella genìa che tutti sanno (st. 80-91). Di personificazioni sul fare di queste usarono ed abusarono i Latini nell’antichità, soprattutto durante i secoli della decadenza. Ma ancor più ne abusò il medioevo, tanto che non si troverebbe astrazione alcuna ch’esso non siasi compiaciuto di rappresentare sotto forma di un essere reale. Noi moderni abbiam preso in uggia tutta quanta la razza. Nondimeno, non solo il senso storico, ma anche il senso estetico, dovrebbero essere ben fiacchi in chi non si riconciliasse eccezionalmente col genere, quando gli vengano dinanzi individui, cui l’ingegno del poeta abbia saputo dare una realtà così viva, com’ebbero dall’Ariosto la Discordia e la Fraude. Delle quali la prima si confronterà opportunamente colla sua omonima virgiliana (Aen., VI, 280, VIII, 702). Lodovico, avendo in generale, rispetto a Virgilio, abbassato il tono della composizione, qui poi specialmente dove satireggia, con ottimo consiglio lascia in disparte le vipere del capo, e svolge invece ampiamente il concetto della veste strappata.
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