(773) Sarebbe indiscrezione domandare al poeta, perché a ottenere l’effetto non basti la virtù dell’Angelo, il quale sa pure far breve all’esercito un gran tratto di via (st. 90): miracolo da mettere con quello dell’appianarsi dei monti a preghiera di Carlo,(774) acciocché l’esercito cristiano possa ritornare sollecitamente in Roncisvalle.(775)
Nell’assalto, non mi si offre sulle prime occasione di troppi raffronti. Se si tratta d’immaginare e di rappresentare il verosimile, Lodovico non ha proprio bisogno di ricevere l’imbeccata da chicchessia. Nondimeno ricordiamoci sempre che questo assalto è svolgimento d’uno del Boiardo. E invero, considerando attentamente le cose, si manifestano anche certe analogie di particolari, alquanto incerte dapprima,(776) più chiare e sicure [246] procedendo innanzi. Ché Rodomonte deve saper grado al Conte di Scandiano, se in questa parte del Furioso la sua figura spicca fra tutte l’altre.(777) Lodovico aggiunge, svolge, rimuta, e, manco male, fa cosa d’assai più perfetta; ma i rapporti coll’Innamorato sono qui messi in evidenza anche da somiglianze di parole e di rime.(778)
Presso il Boiardo Rodomonte era stato fatto rovinare nel fosso esteriore da un colpo portentoso di Orlando, che aveva reciso «la gran scala di ferro» su cui era montato (III, VIII, 30); nell’Ariosto invece balza con un salto sbalorditoio nella terra (XIV, 129, XVI, 20). Una volta ch’egli è solo là dentro, ci ritrae Turno chiuso nel campo Troiano.(779) Nel tempo stesso prende qualcosa anche dal Capaneo di Stazio.
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