Non è tuttavia da disconoscere che ai contatti generici e specifici si accompagnano divergenze e complicazioni;(804) sicché la somiglianza riesce più netta con Omero, che è poi il modello preso a rifoggiare anche da Stazio.(805)
In quella notte Ulisse e Diomede eseguiscono nell’Iliade quella loro esplorazione dentro al campo nemico,(806) che diede origine allo stupendo episodio virgiliano di Niso ed Eurialo; e in quella notte vien pure a collocarsi l’imitazione ariostea dell’imitazione latina, ossia il fatto menzionato or ora di Cloridano e Medoro.(807) Il poeta italiano cammina troppo, e troppo notoriamente,(808) sulle orme di Virgilio, perché qui pure io abbia ad adempiere il mio ufficio altrimenti che con una serie di cifre, le quali traccino la corrispondenza.(809) Ma e le differenze? Poiché neppur queste scarseggiano. Sono esse novità immaginate dall’Ariosto, o siamo forse ad uno dei soliti casi di contaminazione? Nell’Eneide quelli che per noi sono [253] Cloridano e Medoro si muovono per recar avviso ad Enea delle cose del campo: nel Furioso, per cercare il cadavere di Dardinello, loro signore; - là non partono se non dopo aver parlato coi capi: qui vanno di loro semplice arbitrio; - Eurialo è impedito nella fuga, e quindi preso dai nemici, in causa dell’essersi caricato di preda: Medoro è ritardato dal peso dell’amatissimo corpo, che nemmeno al momento del pericolo ha voluto gettare. Come si vede, le diversità sono a vantaggio del poeta italiano, presso il quale la scena, già patetica quanto mai, s’integra, per così dire, in quanto, dove prima c’era qualcosa di assolutamente freddo, si sostituisce un motivo atto in sommo grado a commuovere, e però conforme al colorito generale.
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