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      (812) Si poteva credere questa preghiera trasposizione di quella di Niso (Aen., IX, 403); e non è; ossia, Stazio serve di anello intermedio. Quando la luna ha largito il suo lume, i due fidi compagni, con pianti meno lunghi perché il tempo stringe,(813) si caricano ancor essi sulle spalle il cadavere, anzi, i cadaveri.(814) Ho avviato il paragone: non perdo altro tempo in minuzie, e lascio a chi legge la cura di compierlo in ogni parte.(815)
      Piuttosto mi permetto una domanda, forse un poco indiscreta. L’abitudine di scrutare l’origine di ogni cosa nel poema di Lodovico, mi fa nascere la voglia di fare altrettanto anche riguardo ad altre opere. E mi chiedo: ci sarebbe mai una ragione speciale perché Stazio, il poeta della guerra Tebana, introducesse nell’episodio quella mutazione fondamentale, che consiste nell’aver motivato l’atto eroico dei due personaggi col desiderio di dar sepoltura al cadavere di una persona cara? - Scommetterei che i lettori hanno già risposto, pronunziando il nome di Antigone. Ci aggiungo altresì la sposa di Polinice, avventuratasi essa pure nel campo la stessa notte che la sorella di lui, e mi sembra di non poter più conservare alcun dubbio. L’episodio di Antigone e Argìa (XII, 177) e quello di Opleo e Dimante fanno proprio l’effetto di un duplicato. Anche nei particolari se ne può vedere la prova: specialmente nella [255] preghiera d’Argìa alla luna (XII, 299). Impossibile non pensare subito a Dimante.(816) S’istituisca un paragone, e si vedrà di che natura siano i rapporti.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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