Ossia, mi correggo: resta al nostro poeta l’impietosirsi di Zerbino,(820) il quale, dopo aver voluto uccidere Medoro (XIX, 10), come Volcente Eurialo [256] (Aen., IX, 420-24), darebbe poi morte al villano che lo trafigge supplichevole, se a costui non riuscisse di toglierglisi dinanzi (st. 13-14). E si noti ancora qualche altra differenza. Non meno presso Stazio, che presso Virgilio, muoiono entrambi i protagonisti: Niso ed Eurialo, Opleo e Dimante. Anzi, la morte di ambedue è qualche cosa di essenziale per ottenere il pàthos a cui mirano i due poeti. All’Ariosto torna comodo di valersi ancora di Medoro; però fa che la sua ferita, nonostante l’apparenza, non sia mortale, e che sopraggiunga in buon punto chi sappia procurarne la guarigione. Sebbene il risanamento sia narrato qui subito, io lascio per ora cadere questo filo, poiché soltanto per non sminuzzare i fatti della guerra mi sono condotto così avanti, trascurando momentaneamente una moltitudine di cose, che anch’esse vogliono la loro parte di chiacchiere.
[257] CAPITOLO IX
Ritorno di Astolfo. - Il libro ed il corno donati da Logistilla. - Discorsi d’Andronica. - Ammonimenti dell’eremita. - Caligorante. - Orrilo. - Sansonetto. - Grifone e Martano. - Torneo di Damasco. - Storia di Lucina. - Rivincita di Grifone. - Marfisa e le sue armi.
Un’ultima volta è da riparlare dell’isola, che, tanto per intenderci, continuerò a dire d’Alcina, ancorché Alcina deva averla perduta tutta quanta. Conviene riparlarne, unicamente per vedere come anche Astolfo desideri partire di colà, e tornarsene a’ suoi paesi (XV, 10). Logistilla non lo lascia andare senza qualche dono prezioso: generosità abituale alle fate e agli altri esseri sovrumani, quando taluno di noialtri mortali abbia avuto la bella sorte di capitare nelle loro regioni.
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