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      Così fa Auberon, il potentissimo nano, con Huon de Bordeaux. Nel nostro caso i doni consistono in un libro per riparare agl’incanti (XV, 13), e nel corno famigerato (Ib., st. 14).
      Il libro è tolto dalla biblioteca degli eroi boiardeschi. Qualche cosa di analogo è già il libercolo dato ad Orlando da un certo palmiero, a cui il paladino ha restituito il figliuolo (Inn., I, V, 66).(821) Vi si legge la soluzione d’ogni dubbioso ragionare, cioè di qualunque enimma. Ma la somiglianza è assai più grande con quell’altro libro, che il medesimo Orlando riceve molto più oltre da una donzella benefica, allorché si accinge all’impresa del giardino di Falerina (II, IV, 5). C’è una sola differenza: questa qui è una monografia; invece il libretto dato da Logistilla è un trattato generale e completo. Non oso decidere se abbia forse contribuito anche la Spagna; se sì, piuttosto nel testo in rima che in nessun’altra versione. Vi si narra [258] d’un libro che il Soldano di Persia dà al nipote di Carlo, prima che questi si parta per ritornarsene in Occidente.(822) Serve a far incanti, non a scansarne; ed Orlando se ne varrà non molto dopo l’arrivo in Ispagna, per mandare a vuoto i perfidi disegni di Macario.(823) Ma questa discrepanza non distrugge l’analogia.
      Il corno è più complesso nelle sue origini. Non andrò a cercare paragoni, troppo lontani per noi, nella mitologia nordica,(824) e mi fermerò al famoso olifant d’Orlando,(825) sonato così terribilmente da lui, quando Carlo Magno perdé la santa gesta.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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