Qui non c’è ombra di magia; ma del maraviglioso ce n’è, tanto che l’autore della Spagna in rima ci vede un miracolo:
Racconta l’aütor che fu sì grandeIl suon del liofante in quella fiata,
Che passò monti, piani, e tutte bande.
Dov’era Carlo e sua gente attendata,
Per la virtù di Dio la bocie spande;
A San Giovanni Pié di Porto è andata.(826)
(XXXVI, 33.)
Invece ha potenza magica il corno dato da Auberon ad Huon (v. 3705). Non s’avrà che a sonarlo, perché appaia lo gnomo con un esercito di centomila armati. Ed insieme esso possiede la virtù di costringere a ballare chiunque lo senta.(827) Sono pregi inestimabili; nondimeno, rapporti col corno d’Astolfo, non saprei [259] troppo vederne. Questo, se non erro, deve soprattutto i suoi effetti portentosi alle grida di Bravieri. Ché Bravieri, gran gridatore già nell’Ogier francese,(828) lo divien tanto nei testi italiani, grazie ai demonî entratigli in corpo, da far cadere a terra tramortiti quanti lo odano:
Colle grida atterrava al suo diminoCiascun guerriere di gran valimento.(829)
Gli è con queste grida che vince ad uno ad uno Carlo e i suoi baroni, e riduce la Cristianità in pericolo estremo. Il saggio più portentoso era stato dato da lui prima di varcare i Pirenei, in un giardino del re Marsilio:
In quel giardino avea più cacciagione,
Che ’l re Marsilio tenea per diletto.
Dentro al giardino andò ciascun barone,
Sol per veder del re Bravier l’effetto.
Disse Bravieri: Re Marsilïone,
Fa [ri]tirare addietro ongni valletto.
Ed e’ tosto gli fe’ addietro tirare;
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