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      Un grido il re Bravieri lasciò andare.
      A questo grido che Bravier mettea,
      Sì com’io dico, era indemoniato,
      Le bestie ongniuna in terra [sì] cadea,
      Elle gienti cadean dall’altro lato.
      Il re Marsilio, che allora sedea,
      Cadde rovescio, quasi ismemorato;
      E tosto fecie un cienno colla mano,
      Che più non gridi il re Bravier sovrano.
      (V, 36-37.)
      Il Danese era un libro divulgatissimo al tempo dell’Ariosto, e ben noto anche al poeta. Ne troviamo l’attestazione solo sessanta stanze dopo che s’è parlato del dono di Logistilla ad Astolfo. Ché, accennando a cose che si narravano in quel poema, [260] ed anzi accusando l’autore di aver errato,(830) Lodovico trova superfluo il dilungarsi, e ne dà questa ragione:
      Ma non bisogna in ciò ch’io mi diffonda,
      Ch’a tutto il mondo è l’istoria palese.
      (XV, 73.)
      Ed anche per un’altra via la storia di Uggeri poteva esercitare efficacia sull’Ariosto. La virtù portentosa delle grida di Bravieri era stata imitata da Nicola da Casola, e conferita ad una indivinaille, posta sopra di un certo elmo, che insieme con altri doni vediamo mandato ad Attila dal lontano Oriente.(831) La donatrice è una fee, al pari di Logistilla. L’effetto preciso di quel brair non è spiegato con parole ben chiare. Ma insomma, i cavalli si sgomentano, e non c’è verso di spingerli innanzi. Donde credo doversi arguire che chi si trova già vicino dovrà darsi alla fuga, come nel Furioso. E badiamo: l’Atile di Nicola, non solo era un libro estense, ma addirittura anche un libro ariosteo, perché fatto comporre


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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