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L’onta di Grifone è compensata poi da un onore non meno insigne (XVII, 135; XVIII, 3-7; 59 sgg.) Ciò succede anche nella maggior parte delle onte del Palamedès; e quanto all’idea generale, la derivazione non può rimaner dubbia. Tuttavia di questa seconda parte non so dar conto esatto come della prima. Ci si affaticò maggiormente la fantasia dell’Ariosto? - Rispondere un no reciso, sarebbe temerità inescusabile; un sì, esporrebbe a un rischio ben grave d’una più o men prossima smentita. Siccome tra l’onore e l’onta corrono legami strettissimi, la mia prima cura fu di cercare un risarcimento dello scorno di Meliadus, che mi aveva tanto giovato. Questo risarcimento non mi riuscì di trovarlo; non so dire, se per colpa de’ miei codici, o perché proprio l’autore del Palamedès abbia trascurato di pagare il debito al valoroso padre di Tristano. Ragguaglierò dunque chi legge degli altri onori che sono a mia cognizione, e vedrò fino a che segno potrebbero aver aiutato la creazione dell’Ariosto, dato che non si rinvengano modelli più simili.
Comincio da un onore di Danayn (Palam., f.o 425). Egli viene ad una gran corte del re di Norgalles, facendosi trascinar dietro la carretta, sulla quale due anni innanzi ricevette vergogna. Sceglie tra quanti sono alla festa il cavaliere che all’aspetto sembra di tutti il più prode, e lo abbatte. Poi va ad una donzella bellissima, che il vinto aveva seco, la prega di andare con lui, e non dura fatica a persuaderla. Secondo i patti stabiliti prima col re, il vinto è messo sulla carretta e condotto attorno obbrobriosamente.
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