E così egli non s’è scordato di far alleggerire la nave d’ogni cosa non indispensabile (XIX, 49), e ci ha dipinto i nocchieri chini sulle carte nautiche (st. 44),(996) o intenti agli orologi a polvere (st. 45). Soprattutto è osservabile lo sfoggio di vocaboli tecnici, che mostrano chiaro come il poeta non abbia scritto, o corretto, senza ricorrere a gente del mestiere. Per questo riguardo il Conte di Scandiano non merita nemmeno d’esser messo a paragone con lui. Tra le [293] descrizioni degli antecessori, ne conosco soltanto una del Pulci,(997) che anch’essa dà a conoscere - senza l’ostentazione, un pochino viziosa, di Messer Lodovico - vera pratica del linguaggio marinaresco. Non vi mancano affinità colla descrizione nostra;(998) eppure non oserei certo sostenere che contribuisse alla sua creazione. In argomenti di questa fatta gl’incontri fortuiti sono frequentissimi: a volerli evitare apposta, non ci si riuscirebbe.
La tempesta, già lo sappiamo a priori, trasporterà la brigata a qualche riva inospitale. O con qual altro fine suol mai mettersi in collera il mare dei romanzieri? Stavolta siamo trattiNel golfo di Laiazzo in ver Soria,
(XIX, 54)
ad una città, che sapremo poi chiamarsi Alessandria,(999) abitata da un popolo di donne guerriere. Facciamo anzitutto di conoscer bene costoro, notomizzandone la storia. Dopo ci accosteremo a terra.
Per tessere le vicende di questo popolo femminile (XX, 10) Messer Lodovico prese dichiaratamente le mosse dalla leggenda di Falanto,(1000) il fondatore di Taranto, dandosi a variarla, e ad intercalarci casi di sua invenzione.
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