In tutti questi casi il frutto della vittoria è tutt’altro che dolce. Il vincitore si trova costretto ad aspettare di piè fermo le avventure, invece di andarne egli medesimo in traccia. Il signore del Chastel de Plor e dell’isola tutta quanta, sotto apparenze splendide, non è né più né meno che uno schiavo. Gli è vietato l’uscir dalle mura, quando non sia per occasione di battaglia.(1076) La bella dama è senza dubbio un conforto; ma non basta ancora a render tollerabile la vita. Ce lo dica Galeotto, il figliuolo di quel Brunor che vi signoreggia quando giunge Tristano: Galeotto, che per sottrarsi a cotale servaggio s’è affrettato ad abbandonar l’isola prima di raccogliere l’eredità paterna. E del suo medesimo parere è il Guidon Selvaggio di Lodovico (XX, 61-65), divenuto anch’egli signore di Alessandria, come Brunor del Castello del Pianto, vincendo e mettendo a morte chi ne teneva il dominio alla sua venuta (XX, 7; 61).
Alla parte che rimane dell’avventura di Tristano basterà concedere poche righe. Si fanno le prove l’indomani, in una prateria, sotto gli occhi d’una moltitudine di dame e cavalieri;(1077) ha la precedenza il giudizio della bellezza, indi segue [305] il duello. Isotta è dichiarata più bella; Tristano riesce superiore, sicché, tanto Brunor, quanto la sua donna, sono messi a morte. Ecco il nipote di re Marco signore suo malgrado. Galeotto, ricevuto il doloroso annunzio della morte dei genitori, viene per prenderne vendetta. Egli combatte dunque con Tristano. Ma presto alla nimicizia tien dietro l’accordo.
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