Dopo un gran menare di colpi, Tristano si lascia cadere a terra, e Lamorat, balzatogli sul corpo, fa mostra di spiccargli il capo, e ne gitta lontano l’elmo. I riguardanti fanno gran gioia. Ora si dispongono a decidere con un confronto, se la donzella venuta in compagnia di Tristano superi di bellezza la loro signora. Quando ciò sia, ne prenderà il luogo. Disgraziatamente il giudizio riesce a lei contrario, e l’infelice è decapitata. Giungono le tenebre: Tristano e Lamorat s’accostano alla riva, e passato felicemente il ponte, grazie all’anello, trovano i loro scudieri, ed escono da quell’infausto. soggiorno.
Spero di non essere solo a vedere in germe qua dentro l’accordo di Marfisa con Guidone, e in parte anche la fuga da Alessandria. Ma reputo accidente che in tutte e due le narrazioni s’abbia l’uso di uno strumento magico: qui l’anello, là il corno (xx, 87). Il corno è già da un pezzo in potere d’Astolfo, [311] e nulla di più naturale che il ricorrerci nei casi difficili. Altrettanto fa Huon,(1109) il quale anzi mette alla bocca il prezioso dono di Auberon anche quando non dovrebbe.
La parte che ha Aleria nell’agevolare la fuga (XX, 74-75, 80 sgg.), fa pensare ad Arianna, e più ancora a Medea. È comune l’amore per uno straniero, l’aiuto, la fuga in sua compagnia. E l’aiuto è estorto colle medesime lusinghe e ad Aleria e a Medea.(1110) Si osservi altresì come parli Guidone della donna (XX, 75). Certo il suo non è il linguaggio di un innamorato. A quel modo avrebbe potuto parlare Giasone della figliuola di Eeta.
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