Gli è dunque su questi esempi che si modella Marfisa.(1114) Teniamole dietro. Assisteremo a scene curiose, se anche non altrettanto nuove quanto si crederebbe forse alla prima.
Dopo aver molto cavalcato, l’ardita guerriera s’incontra nella perfida Gabrina (st. 106), nostra antica, e non cara conoscenza. Trascuriamo per un momento l’età di costei con ciò che ne consegue, giacché lo schema delle prime due scene deriva da un episodio del Palamedès, che in cambio d’una vecchia ha per protagonista una donna giovane e bella. Non s’abbia per ciò ritegno a identificarla con Gabrina: la storia dell’una e dell’altra, che verremo a conoscere in questo stesso capitolo, metterà la cosa fuori d’ogni contestazione. Intanto basti avvertire che la damigella è quella medesima di cui un bel tiro fatto a Brehus ci è notissimo per essersi trasformato presso l’Ariosto nel tradimento di Pinabello a Bradamante.(1115) E i casi che qui sono da prendere in esame precedono appunto immediatamente all’episodio della caverna dei Bruns.
Questa femmina perversa, liberata, come avremo occasione di vedere, contro i suoi meriti da Girone, è stata abbandonata a sé medesima (Palamedès, f.o 487).(1116) Essa è scalza, e non [314] d’altro vestita che d’una povera gonnella; eppure le conviene andarsene a piedi! Va lungamente, piena d’ira e dispetto; alla fine, stanca, non ne potendo più,(1117) si pone a sedere sotto un albero. Vedendo venire un cavaliere, essa, che teme cotal sorta di gente, ed ha bene di che,(1118) si vorrebbe nascondere.
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