Alla fine i due avversarî pensano bene di accordarsi, e si lasciano pieni di stima reciproca, rinunziando al baratto.
Con questa scena la nostra del Furioso ha rapporti piuttosto generici che specifici. La dama bella è orgogliosa; ma essa, lungi dall’irritare la brutta, non pronunzia neppure una sillaba, né fa atto veruno. E in tutto quanto il Palamedès, anzi in generale nella letteratura cavalleresca, non vedo mai le derisioni in episodî consimili uscire da una bocca femminile. Sicché mi rassegno anche stavolta a supporre un mutamento di sesso, come già qualche altro se ne vide nel poema ariosteo.(1130) Ciò posto, cito come esempio, e oserò anche dire, come modello probabile, le beffe che Keu il Siniscalco, il perpetuo railleur dei romanzi della Tavola Rotonda, viene facendo di una dama, che non aspetta più la cinquantina (Palam., f.o 397).(1131) Keu non si contenta di poche parole, alla maniera degli altri; i gabbi durano al di là d’ogni discrezione.(1132) E il cavaliere che conduce [318] la donna, e che n’è innamoratissimo, quanto si potrebb’essere d’una giovinetta di quindici anni,(1133) non tollera, naturalmente, l’offesa, e venuto a giostra, butta sconciamente a terra il siniscalco, insieme col suo cavallo.
All’incontro col Maganzese tien dietro quello con Zerbino (XX, 117), che dà luogo a una scena comica anch’essa, e non molto dissimile dall’altra. Però parte degli esemplari citati dianzi possono servire anche qui. Ce n’è tuttavia altri da aggiungere. e la complicazione non è poca.
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