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      Fedele al metodo già seguito altre volte, comincio dal modello che mi potrà poi accompagnare più a lungo, e che si può dire aver fornito l’ossatura. Chiarita questa, la spiegazione degli accidenti non riesce più così difficile né a dare né ad intendere, quand’anche, a poco a poco, siano state introdotte tante mutazioni, da mascherare oramai ogni somiglianza.
      Nel caso presente il modello fondamentale è da riconoscere in un’avventura del Morhault d’Irlanda. Egli va cercando avventure in compagnia di Messire Lac, di Meliadus, del re Pharamont. Ed eccoli (Palam., f.o 304), in sull’ora del vespro, imbattersi in un cavaliere «armés d’unes armes vermeilles», che ha seco in compagnia una donzella, la quale, per verità, potrebb’essere più leggiadra: «Et o luy(1134) chevaulchoit une damoiselle, qui n’estoit mais du tout si belle, que nulz chevaliers en deüst avoir grant envie;(1135) car elle estoit si laide comme ung mastins; et si n’estoit pas si jeune, qu’elle n’eüst passé soixante ans, ou plus.»(1136) Vedendo costei tutta lagrimosa, il Morhault, dopo aver salutato cortesemente, ne domanda la cagione al cavaliere. Egli - per economia di pronomi svelerò che si chiama Hermeux de Rugel(1137) - risponde [319] «en soubzriant», che piange dal dispetto d’essere con lui: «Elle me het de tout son cueur, et je l’ayme tant, se Dieu me gart, que je oncques plus amay damoyselle. Il n’en a ore en tout cest pays nulle tant belle, pour qui je la voulsisse changer».(1138)
      Una così strana risposta fa ridere i quattro compagni.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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