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      » Ridicola in sommo grado la rende la sua superbia e scortesia. Però Messire Lac e Yvain aux Blanches Mains, dopo aver sperimentato cosa si guadagni a salutarla colla gentilezza più cavalleresca, non le risparmiano scherni. Nasce così un battibecco, in cui ciascuna delle parti vuota un sacco d’ingiurie. Credo di potermi risparmiare la fatica di riferirle. Tanto più che con Gabrina ha pure somiglianza il mostro d’un episodio del Perceval, meritevole di ricordo anche perché ebbe forse ad essere il pesce che l’autore del Palamedès si affannò a moltiplicare, più o meno miracolosamente. L’episodio s’incontra senza notevoli differenze [322] e in forma poetica, nella continuazione data al poema incompleto di Crestien de Troies da Gaucher de Dourdan,(1161) e in redazione prosaica. Seguo quest’ultima, per poterne dar conto dietro un manoscritto Estense,(1162) sul quale non è improbabile che l’Ariosto mettesse gli occhi.
      Cavalcando senza compagnia, Perceval vede venire un cavaliere, ed al suo fianco una strana donzella: «Car saciés qu’ele avoit le col et le viaire(1163) et les mains plus noires que fers. Et si avoit toutes les jambes tortes; et si ouel(1164) estoient plus rouge que feus. Et si avoit par vreté(1165) entre .II. yels plainne paume(1166). Et por voir vos puis ce bien dire, que il n’en paroit(1167) sor l’arçon plus de plain pié. Et avoit les piés et les jambes si croucés, qu’ele ne les pooit tenir es estriers. Et estoit trecie a une trece; et saciés que li trece estoit corte et noire; et miels resambloit a estre li keue d’un rat, que autre cose ne fist.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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