Scalza, seminuda, colle mani legate dietro il dorso, un cavaliere la faceva condurre ad Artù, perché fosse da lui giudicata; e insieme con lei era condotto prigione un cavaliere, che aveva voluto liberarla (Palam., f.o 481).(1213) La stella che non dimentica mai i bricconi, trae Girone a incontrarsi in questa comitiva. Si sa: i cavalieri erranti erano la gente più impacciosa del mondo; Don Chisciotte che libera i galeotti non è punto punto meno savio de’ suoi venerandi modelli. Si fosse Girone contentato di far rilasciare il cavaliere, a lui ben noto per un incontro recente e qui punito per la prima cortesia che avesse usato in sua vita, avrebbe fatto opera santa. Ma, ottenuto ciò con una giostra e un combattimento pedestre da cui l’avversario esce assai malconcio, domanda che si liberi anche la donzella.(1214) Il vinto si piega; «Maiz», egli dice, «je vous fair assavoir, avant que je la delivre, que se vous saviez sa grant trayson et sa grant felonnie, je cuit que vous ne voudriez qu’elle fust delivree; ainçois commanderiez que l’en li trenchast la teste.».(1215) Girone desidera di sentire la storia. Siccome il cavaliere è stanco e ferito, si mettono a sedere. Quindi il narratore incomincia (f.o 483 r.o).(1216)
Farà un due anni o poco più, egli s’accompagnò con un prossimo parente del re Ban de Benoyc.(1217) Bentosto prese ad [331] amarlo di caldissimo affetto: cosa ben naturale, poiché era sommamente prode ed ardito, e soprattutto così cortese, da non essere in ciò pareggiato, nonché superato.
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