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      Il solito vezzo delle repliche ci dà un secondo esemplare dello stesso tipo più somigliante per certi rispetti, sebbene neppur esso tale da poter far senza del sussidio dell’altro. Anche questo esemplare ci sta a portata di mano; e consiste nel termine della storia della donzella, che Girone vuole improvvidamente liberare. Ecco dunque una matassa intrigata. Zerbino e Gabrina non cessano di corrispondere al Morhault e ad Helide; quanto succede loro, succede in grazia di ciò che s’era narrato di questi personaggi. Ma poi, fissata l’idea principale, il poeta ha badato maggiormente ad un altro modello, donde aveva tratto allora allora un lungo episodio. Però anche noi, tutto considerato, dovremo mettere a fondamento questo secondo esemplare, e servirci dell’altro solo per rendere ragione delle divergenze. Così facendo, non ci manterremo fedeli alla successione cronologica delle idee nella mente dell’Ariosto; ma bisogna pur considerare che un ordine differente nocerebbe alla perspicuità. Sicché, rassegniamoci a ritrovare Gabrina e Zerbino nell’innominato narratore e in colei che sarà poi la damigella di Brehus, tenendo insieme ben fermo, che essi non cessano un momento di essere ciò che furono a lungo: il Morhault ed Helide.
      Accennai di già(1296) ad un grido che il compagno di Guieret sente dalla capanna dov’egli s’era posto a riposare coll’amico e colla donzella (f.o 485 v.o)(1297). Quel grido, fatto plurale, percuoterà anche le orecchie di Zerbino,(1298) sul quale chi legge dovrebbe avere la compiacenza di tener gli occhi, mentre trascivo o compendio l’esposizione del romanziere francese.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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