Si l’occirons tout orendroit devant ta face.»(1342) Qui il signore è ben più savio del conte Anselmo e dell’altro confratello: sebbene il cuore gli scoppî, vuol parlare da solo a solo col prigioniero. Questi non simula punto: ha ucciso, ma come si conviene a cavaliere errante. Dice chi egli è, e pone sotto gli occhi del padre offeso, che cosa lo aspetti, se osa, come dice, di farlo morire. Però colui, raffrenatosi, si contenta di ritenere il Morhault in prigione.
Per spiegare la narrazione ariostea i due episodî riferiti danno il necessario, ed anche il superfluo. Ma all’autore del Palamedès non bastarono già due varianti. Una storia somigliantissima in parte a quella del Morhault, in parte all’altra del cavaliere innominato, si narra a Girone da Elsilan, che ne fu il disgraziato protagonista (f.o 369).(1343) Col Furioso c’è questo riscontro peculiare, che la donzella traditrice va essa in persona al signore del castello, e gli svela colla sua propria bocca, come il suo nemico mortale si trovi là dentro.(1344) L’indomani il signore fa condurre Elsilan verso un’altra rocca, dove sono sepolti due suoi fratelli, uccisi dal cavaliere. La scorta si compone qui del signore medesimo, di quattro cavalieri, e di dieci sergenti, che tutti sono uccisi o fugati dal re Meliadus.
Non basta. Anche a Girone è fatto da una donzella un tiro di questa sorta, che gli frutta ben sette anni di prigionia.(1345) [351] Di un altro caso consimile, intervenuto a Brehus, dovetti già far ricordo ad altro proposito.
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