(1346)
Tanti esemplari, dovevano bene lasciar traccia anche nell’Innamorato. E infatti vi abbiamo il tradimento di Origille ad Orlando in corte di Manodante (II, XII, 5), fratello carnale di quello di Gabrina. L’Ariosto ebbe forse dinanzi al pensiero anche questo esempio. Trascurando qualche altro indizio assai incerto, richiamerò l’attenzione sull’affinità del proemio messo da Lodovico in fronte al canto XXII, colla stanza in cui il Boiardo si scusa colle damigelle dell’offesa che loro fa in Origille (II, XII, 4).
L’avventura che qui sopra ho ricordato per ultima tra quelle del Palamedès, mi fornisce l’appiglio per liberarmi di Gabrina. Ché costei ed Odorico di Biscaglia (Fur., XXIV, 44) costituiscono un paio da poter stare ottimamente con quello di Brehus e della perversa sua donzella (Palam., f.o 666). Brehus, per verità, non ha fatto nulla che gli meritasse da Hervy de Rivel una così aspra penitenza. Questi vuol semplicemente disfarsi della sleale, e Brehus consente per paura a riceverla, avendo visto abbattuto con una cruda ferita dallo straniero un suo prode compagno, il re Hoel. Ma anche a lui si fa promettere, che non lascerà la compagnia della donzella, se non v’è costretto per forza d’arme.(1347) E fatto il bell’accoppiamento, Hervy soggiunge al Bon Chevalier Sans Paour: «Sire chevalier, avés vous veü ceste assemblee que j’ay faicte? Sachés que oncques mès(1348) gens ne s’assemblerent si bien. Car, se l’un est mauvais, l’autre l’est encores plus. Bien povés a cestui point dire que l’un deable conduit l’autre.
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