»(1349)
[352] Gabrina è venuta a cadere opportunamente nelle mani di Zerbino (XXIV, 35). Anche Elsilan ed il cavaliere di cui mi sono tanto occupato senza mai saperlo nominare, hanno la compiacenza d’imbattersi poi nelle perfide da cui furono condotti in punto di morte. Ad entrambi conviene conquistarle per forza d’arme contro un cavaliere che le ha in compagnia. Sì l’uno che l’altro, vogliono, come Zerbino, vendicarsi aspramente. L’innominabile fa ancor egli, prima un pensiero, e poi un altro: (f.o 487) «Quant je oi le chevalier conquis, je oi premierement en voulenté de metre a mort ceste damoiselle. Et puis dis a moi meismes, que se je l’occioie en telle maniere et sans jugement, je feroie vilenie.»(1350) Però l’ha fatta legare, e, come si vide, la conduceva ad Artù. Elsilan non ha di questi scrupoli; egli è in via per menare la sua (f.o 370) «a ung mien chastel, qui [est] cy devant, assez pres d’icy, ainsi que vous povés veoir; et la la ferai je mourir devant mes hommes mesmes. Car je ne vueil pas, se Dieux me sault, qu’elle face une autre fois a nul chevalier tel mesprison, ne si grant desloyaulté, comme elle fit a moy.» Disgraziatamente l’incontro e l’inframmettenza di Girone impediscono in ambedue i casi la giustissima punizione. Non l’impediscono, grazie a Dio, per Gabrina, della quale finalmente siamo proprio liberati per sempre.(1351)
[353] CAPITOLO XII
Astolfo al palazzo d’Atlante. - Distruzione dell’incanto. - Bradamante e Ruggiero. - Incontro di un’afflitta. - Le due vie.
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