(1370) - Lancilotto chiede se il luogo sia lontano; e gli è detto che ci sono sei leghe. Movendosi di buon mattino (ora è sera) potrà esserci avanti «prima».(1371) Fattasi indicare [356] la via, s’accommiata dalla donzella, che prosegue la strada e il suo lamentare.
Le somiglianze sono notevoli; e ai miei occhi serve più d’ogni altra a rendere probabilissimo un rapporto diretto la circostanza, non punto ovvia, che l’incontro segua precisamente all’uscire da una foresta. Rilevo altresì, perché insolito del pari, che la donzella non va punto in cerca di un soccorritore. Il Lancelot non spiega in nessun modo il suo andare; il Furioso lo ha motivato col desiderio di sottrarsi allo spettacolo del supplizio (st. 41): ragione poco plausibile, non sapendosi vedere come potesse condurre ad allontanarsi di tanto. Quanto al farsi dall’Ariosto che l’afflitta torni indietro per servire di guida, è cosa da attribuirsi ad altri esemplari,(1372) e preferibilmente ad uno del Tristan, che con quello che si è ora esposto viene a fare propriamente il paio.(1373)
Cavalcando per la selva di Darnantes, Tristano incontra una donzella, che se ne viene facendo atti di estremo dolore. Il cavaliere la prega di volergli dire il motivo. La donzella risponde di pianger tanto e dolersi, per una grande sciagura che avverrà in quel giorno, la maggiore che mai accadesse. Essa pertanto va in traccia di Lancilotto, o Palamidesse, o Perceval, che forse colla loro prodezza potrebbero impedire il male. Tristano si profferisce di andare con lei, vantandosi di non dar volta per paura d’alcun avversario.
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