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      Si direbbe opera di getto; e invece si tratta più che altro di saldatura e d’accordi. Fu un pensiero assai felice il porre nome Pinabello al cadavere che giaceva innominato sul terreno fino dal tempo del Palamedès.(1407) Questo mezzo semplicissimo servì a legare strettamente, senza alcuno sforzo, due serie distinte di narrazioni.
      Dello smarrimento di Bradamante si dovrà sentire il contraccolpo in Ruggiero. E lo sentiamo difatti, e nel Furioso e nell’Innamorato; ché in entrambi, terminata la battaglia, il nostro prode cerca cogli occhi la sua donna, e s’avvede che non è più la.(1408) Qui si fermano le analogie. Per proseguire la strada bisognerà cercare altra scorta che il Boiardo.
      Proseguire, in questo caso, significa per me tener dietro a Ruggiero e all’impresa alla quale egli era incamminato, rimandando ad altro tempo i casi eterogenei che tenterebbero qui di distrarci.(1409) L’impresa, coronata, non occorre dirlo, dal più splendido successo, consiste nella liberazione di un infelice condannato al fuoco, che dal valente cavaliere è salvato quando già il supplizio era lì lì per avere esecuzione (XXV, 8).
      Considerato in genere, il caso è un vero luogo comune di tutta la letteratura cavalleresca; il che val quanto dire che i riscontri formicolano. Per trovarne uno buono basterà seguire una delle strade per cui già ci si mise col preludio.(1410) E vedremo la sorella di Meleagant salvata da Lancilotto, che la [365] trova piangente, sul prato - pieno di spettatori - fuori d’un castello, in mezzo a sei gaglioffi, i quali aspettano soltanto un segno, per gettarla nel fuoco già acceso.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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