(1411) La corrispondenza sarebbe più perfetta, se Lancilotto si buttasse colla spada sui manigoldi, già da lui cominciati ad assalir con parole; ma glielo impedisce il farsi innanzi del cavaliere accusatore, col quale gli conviene sostenere un regolare duello. Sennonché le liberazioni tumultuarie abbondano ancor esse. Ne additerò una nello Chevalier au Lion (v. 4304) ed una nel Tristan (II, f.o 32)(1412), quella di una sola, questa di due damigelle; e il genere di supplizio è pur sempre il nostro.
Le liberazioni tumultuarie occorrono del resto anche nel ciclo carolingio. Ricciardetto medesimo - poiché nel Furioso è lui il disgraziato - era già in questa maniera stato scampato da Rinaldo nei Quatre fils Aimon e nella loro progenie.(1413) Lì si trattava di forche, non di fuoco, e il liberatore era Rinaldo. L’esempio fu fecondissimo; e l’enumerazione dei casi consimili contenuti nei nostri romanzi della vecchia scuola, riuscirebbe stucchevolmente prolissa, senza un vantaggio corrispondente.(1414) Piuttosto sarà pregio dell’opera ricordare un caso affine nell’Innamorato: la liberazione di Brunello (II, XXI, 40). Questa menzione, oltre alle ragioni solite che giustificano ogni confronto col poema del Boiardo, è resa opportuna anche da un’affinità peculiare. Chi libera Brunello è il medesimo Ruggiero, che ora scampa Ricciardetto.(1415)
Fin qui i riscontri valgono per la liberazione soltanto. Rintracciamone, se è possibile, altri più completi. La colpa di Ricciardetto è colpa d’amore: s’è scoperto il troppo bene che [366] si volevano lui e Fiordispina.
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