- Quivi M. Lac e Yvain risanno anche ciò che il protagonista del dramma aveva loro taciuto. La dama sorpresa dal marito è la regina di Norgalles, amatissima da tutti quanti; il seduttore è il re Marco di Cornovaglia, che s’era introdotto presso di lei facendosi credere un povero cavaliere. Ai terrazzani cuoce soprattutto il dover essi eseguire la condanna della regina, ed arderla viva. Questo dolore, fortunatamente, è loro risparmiato. Ché i tre cavalieri, sconfitta la gente che trascinava al fuoco la poveretta, la conducono via seco.
Qui dentro Re Marco è vittima. Altrove, nel Tristan (I, f.o 77)(1419), in un episodio ben altrimenti ragguardevole, tiene invece un posto assai meno pericoloso, ma che solo a un dappoco par suo potrà parer preferibile. Essendo Tristano in fin di vita per l’affanno del non poter vedere il suo bene, custodito gelosissimamente dallo zio, Isotta immagina di farlo venire a sé in vesti femminili, dando a credere che sia una messaggera venuta d’Irlanda. Basta la sola proposta perché il moribondo balzi dal letto guarito. E lo strattagemma riesce a meraviglia: il cavaliere è condotto nella torre, dove sta rinserrata Isotta, e passa non ravvisato sotto gli occhi del re e di molti della corte. Così i due amanti si godono tre giorni di beatitudine, e ne godrebbero Dio sa quanti, se Basille, druda del fellone Audret, non venisse a scoprire la verità e non corresse a svelarla al suo amante. Ecco dunque Isotta e Tristano sorpresi nel letto, e l’indomani condannati entrambi da re Marco al supplizio del fuoco.
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