(1439) Abbiamo quindi nel nostro caso una inversione di parti: i venditori si fanno compratori.
Come avviene sempre nei casi di questo genere, tra gli ospitati c’è chi prende sopra di sé il rimedio del male (st. 77). Ho ricordato Yvain, e posso tornarlo a ricordare, sempre in grazia del medesimo episodio (Chev. au Lion, 3943 sgg.). Anche il valvassore, come Aldigiero (st. 76), avrebbe parenti su cui fare assegnamento: la moglie sua è sorella di Galvano (v. 3931). Sventuratamente Galvano è occupato altrove e non sa del pericolo. Ma questi sono incontri fortuiti. Giova ricordarli, appunto per mettere in guardia contro la troppa facilità di affermare rapporti di parentela, o addirittura discendenza, dovunque si vedano rassomiglianze.
Tra l’arrivo ad Agrismonte, e il fatto guerresco, per cui riavranno la libertà Malagigi e Viviano, c’è di mezzo la notte. Ruggiero ne consuma una gran parte in affannosi pensieri, e quindi nello scrivere a Bradamante (XXV, 80-93). Qui non si tratta più d’invenzione e di narrazione: bensì di ragionamento e di analisi psicologica. Che il poeta vi riesca a meraviglia, non occorre dirlo a chiunque conosca un poco addentro l’ingegno suo, forse meno abbagliante, ma certo ben più solido che non si pensi dai più. Quind’innanzi l’amore di Ruggiero e Bradamante darà spesso luogo a sviluppi di questo genere. Ogniqualvolta ciò accada, parrà come che l’autore ci voglia bellamente mettere alla porta, pregandoci di non c’impicciare di quello che non ci riguarda. La preghiera non ci troverà sempre compiacenti; l’abitudine di ficcare il naso, una volta contratta, non si smette quando si vuole.
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