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      La fatica maggiore gli convien durarla per indurre il compagno, che è un vigliacco, a partecipare all’impresa. Mentre consuma del tempo con lui, gli altri si sono dilungati. Non importa. Ben presto sono raggiunti, e non meno presto, sebbene gente di valore, sbaragliati. Il nipote stesso del re di Scozia cade a terra con una ferita siffatta, che tutti i suoi lo credono morto. Meliadus è slegato, e indotto da Girone ad accettare il suo proprio cavallo.
      Ciò che Girone fa qui per Meliadus, questi aveva fatto per altri in un caso anteriore. Cuer de Pierre (Palam., f.o 137 v.o)(1444), cavaliere fellone, ha preso a tradimento Artù e certi suoi compagni, ospitati in un suo castello. Egli ha un odio acerrimo contro il re, e si propone di farlo morire, o di tenerlo in perpetua prigionia. Per maggior sicurezza, fa condurre e lui ed i compagni verso un altro castello più forte. Vedendo ciò, una damigella, che era venuta con Sagremor, uno dei presi, e della quale, come di femmina, nessuno s’era curato, si allontana piangendo e facendo gran duolo.(1445) A una fonte trova Meliadus ed altri cavalieri; egli desto, essi addormentati. Saputa la cagione del pianto, Meliadus, senza svegliare nessuno, si fa condurre [376] ad un luogo donde avrà da passare la schiera, e così solo, ha tanto coraggio da assalire, tanta prodezza da mettere in rotta la scorta - ben venti uomini -, uccidendo tra gli altri il perfido Cuer de Pierre. Così Artù e i compagni riacquistano la libertà.
      Citare altri esempi sarebbe sciupìo di spazio.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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