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      Manoscritta in più codici, stampata e ristampata già molte volte, ben può la Sala essere stata nota anche al nostro Lodovico.(1483)
      Questi, invece che a Malagigi, attribuì dunque il merito dell’opera sua all’Incantatore brettone, sebbene nei romanzi della Tavola Rotonda Merlino non si veda mai ricorrere ad evocazioni di demonî. Difficilmente l’avrebbe fatto, se molto tempo prima di [384] pensare al Castello di Tristano egli non avesse immaginato e costrutto quella certa fonte, da cui abbiam preso le mosse:
      Era una de le fonti di Merlino,
      De le quattro di Francia da lui fatte.
      (XXVI, 30.)
      Colle fontane, Merlino se la dice da un pezzo. Nelle quattro, a cui qui allude l’Ariosto, è compresa di certo quella del disamore, immaginata dal Boiardo:
      Merlin fu quel che l’ebbe edificata.(1484)
      (I, III, 33.)
      Ma possiamo rifarci assai più addietro. Ché nella Spagna troviamo una fonte mirabile, con certe statue di marmo, che martellano senza posa, in attesa della venuta d’Orlando.
      Giamai non resterén d’afaticarci,
      Né nostro martelar non arà fondo,
      Per infin che a bere un dì veraciIl miglior cavalier di tutto il mondo,
      (XIV, 44)
      fa dire alle statue una scritta. Ebbene, questa fontana,
      Merlin la fece edificar per arte.
      È vero, che se risaliremo più sù, a testi di maggiore antichità, del Mago brettone non si farà più parola. L’autore del Viaggio di Carlo Magno (I, 123) non dice nulla dell’artefice, e solo fa che Orlando esclami: «Da poi che Cristo ritenne carne [385] umana mai non si vide sì grande incantamento.


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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