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      E a questo esempio se ne mette accanto uno di maggiore importanza per l’Ariosto. Nel primo canto dell’Innamorato Angelica invita chi voglia guadagnare la persona sua a misurarsi col fratelloNel verde prato, a la Fonte del Pino,
      Dove si dice al Petron di Merlino.
      (I, I, 27.)
      E fonte e petrone saranno poi ancora menzionati più di una volta a proposito di questi combattimenti (st. 41-42, 62-63).(1489)
      Avrò bisogno di aggiungere che il riposo alle fonti occorre con indicibile frequenza nei romanzi della Tavola Rotonda? Le fonti sono un elemento indispensabile e caratteristico del [387] ciclo d’Artù. Però non le dimentica l’autore dell’Intelligenza, nel breve cenno che dedica alla materia di Brettagna:
      E sonv’i pini, e sonvi le fontane.
      (St. 282.)
      Quelle, tuttavia, non sogliono avere ornamenti di sorta: le fa belle la sola natura; dell’ariostea, prima dei bassorilievi, si segnala il bacino
      . . . . . . . . . . . . di bel marmo fino,
      Lucido e terso, e bianco più che latte.
      (XXVI, 30.)
      È un altro caso speciale di una legge generalissima: nulla può esser portato nel nostro ambiente italiano del rinascimento senza che ci si formi all’intorno un’incrostazione artistica. Quindi anche il Boiardo della fonte del disamore:
      Questa fontana tutta è lavorataD’un alabastro candido e polito,
      E d’or sì riccamente era adornata,
      Che rendea lume nel prato fiorito.
      (I, III, 33.)
      Ogni cosa si raffina: ogni usanza si fa più molle ed elegante. Però i cavalieri, che ad una fonte di Brettagna si sarebbero sdraiati sull’erba, a quella del Furioso se ne stanno invece


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Le fonti dell'Orlando Furioso
di Pio Rajna
pagine 965

   





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