Corcati su finissimi tapeti.
(St. 54.)
Resta l’ultimo esemplare (XLII, 79-96). In quanto è una fontana ricchissima, che ci rappresenta il futuro per via di statue, a me sembra riconnettersi colla fonte a bassorilievi, e potersene dire come un’evoluzione. Qui Merlino è sparito: resta l’opera che aveva derivato da lui la sua ragion d’essere. Di ciò che le statue ci esprimono, non importa occuparsi. Naturalmente, in luogo di avere scene complesse, dovremo limitarci a figure singole o gruppi. Sono otto donne, sostenute ciascuna da due poeti del tempo di Lodovico. Soltanto l’ultima ha un solo sorreggitore. Certo nessuno durerà fatica a penetrare il gran segreto del nome di costei,
Che sotto puro velo, in nera gonna,
Senza oro e gemme, in un vestire schietto,
Tra le più adorne non parea men bella,
Che sia tra l’altre la Ciprigna stella.
(St. 93.)
[388] Essa potrà farci risovvenire la statua d’Isotta nella cosiddetta «Halle aux Images» del Tristran di Thomas.(1490) Ma s’intende bene che l’incontro è fortuito; e che per la parte plastica l’alimento presso di noi viene dal reale.
Ippalca, messaggera di Bradamante a Ruggiero, che sopravviene alla fonte di Merlino (XXVI, 54), richiama alla nostra mente l’innamorata sorella di Rinaldo. I casi suoi, dal momento che la lasciammo, a noialtri danno ben poco a dire. S’è abbattuta in Astolfo (XXIII, 9; V. XXII, 30); si son fatti festa a vicenda (XXIII, 10); essa ne ha ricevuto in consegna il cavallo e le armi (st. 11-15); e volendo condursi a Vall’Ombrosa, dove spera di ricongiungersi con Ruggiero (XXIII, 17),(1491) s’è ritrovata invece, senza volerlo, a Montalbano, e ha dovuto rimanerci, poco convenevolmente, per verità,(1492) a far la femmina (st.
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