Solo al quarto ammattimento di Lancilotto è forse da attribuire un’azione più considerevole; quantunque certe idee che Lodovico ha comuni col racconto preso in esame, a lui siano venute per altro tramite. L’esemplare che merita qui d’essere considerato come fonte immediata è bensì imitazione di questo quarto ammattimento, ma appartiene al romanzo e ai casi di Tristano.(1537)
Tristano, tornando dalla Piccola Brettagna, ha condotto seco il cognato Kahedin. Questi, veduta Isotta, ne innamora siffattamente, da ridursene in fin di vita (Trist., I, f.o 122).(1538) Per mezzo di lettere egli manifesta la sua passione alla regina; ed essa, per un sentimento di pietà, e più per il grave dolore che cagionerebbe a Tristano il perdere un amico sì caro, risponde in modo da confortarlo, promettendo cose, che non intende punto di attenere. Pertanto Kahedin guarisce e ritorna a corte. [398] Vuole sventura che un giorno Tristano trovi la lettera d’Isotta.(1539) Non gli si può certo dar torto, se si crede tradito. Dopo aver tentato inutilmente di uccidere il rivale, indi rimproverata la donna, rifiutato di ascoltarne le giustificazioni, egli le dice un patetico addio. Così «s’en vet tout droitement en la cort, et monte sor un cheval, et s’en vet si grant duel fesant, qe c’est merveilles a veoir et a oïr.»(1540) Ferito per la via un cavaliere novello, che lo ha importunato e sfidato, «s’en vet vers la forest, si reconmance a fere son duel».(1541) Andandosene in tal maniera «aussi come tout forcenés, chevaucha tant, q’il vint en la forest.
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