(1588) Ora finalmente lo raggiunge: a quel modo che Girone raggiunge Danayn, l’infido usurpatore della sua damigella, col quale combatte un tremendo duello.(1589) La damigella è ivi presente, come Doralice nel caso nostro, e la scena è collocata anche là presso una fonte,(1590) dove, proprio come presso di noi (st. 94), se ne sta colla donna il rapitore quando sopraggiunge l’offeso. Le parole di Girone, la risposta di Danayn, sono senza paragone più copiose, ma riscontrano mirabilmente con quelle di Rodomonte e di Mandricardo. Certo l’identità della situazione può esser causa della somiglianza; ma e donde questa identità, se non da un rapporto intimo tra i due fatti?
Nel romanzo francese il duello è condotto a termine: solo, Girone ha tanto di pietà per colui che già gli fu l’amico più caro e più fido, da perdonargli la vita. Nel Furioso è fatto cessare e rimandato ad altro tempo dal sopraggiungere d’un messo colle nuove del campo saracino, e con un’ambasciata d’Agramante per Rodomonte (st. 107). Questa conclusione rammenterà senza dubbio la cessazione del fiero combattimento, per cagione d’Angelica, tra Orlando e Ferraguto nel canto IV dell’Innamorato (st. 4). Là il messaggero era una femmina: già si vide altra volta come l’Ariosto, per amore di verosimiglianza, soglia sostituir maschi in cotali uffizi;(1591) ma anche un messaggero avremo dal Boiardo in un caso consimile, II, XXII, 38,(1592) dove battagliano Ferraguto e Rodomonte per cagione della nostra stessa Doralice. Che presso l’Ariosto il messo, [412] invece d’interporsi egli medesimo, preghi Doralice di far restare i due combattenti, può dirsi in certo modo ripetizione di cosa che già s’è vista poc’anzi, nel duello con Zerbino.
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