Una certa analogia - nulla più - il nostro episodio la manifesta anche con quell’altro, pur dell’Innamorato, in cui Carlo, non meno bisognoso di raccogliere tutte le sue forze di quel che sia qui Agramante, con preghiere e comandi stacca Orlando e Rinaldo, azzuffati per la solita figlia di Galafrone (II, XXI, 16).(1593)
Un altro copioso contributo di zuffe ci dà il canto XXVI. Nelle prime giostre alla fontana dai bassorilievi profetici (st. 70-84) s’ha da riconoscere come trovato dell’Ariosto quel tanto di caratteristico, che le distingue dalla turba innumerevole delle solite battaglie per conquistare una donzella secondo il costume del reame di Logres. Qui la donzella è una donna guerriera, sicché, abbattuti i cavalieri, prende essa stessa a difendersi. È ben vero che la novità è ottenuta a prezzo d’altre doti. Lodovico si è fatto lecita l’alterazione di un carattere tipico per eccellenza;(1594) perché potessi dar lode senza restrizioni all’invenzione sua, converrebbe che al posto della selvaggia Marfisa, ci stesse la valorosa, ma insieme gentile Bradamante. - Del resto, la composizione di questa nuova contesa per recar soccorso ad Agramante, ripete, sotto altra forma, la conclusione del duello tra Mandricardo e Rodomonte.
A questi primi fatti non assiste Ruggiero, che avuta da Ippalca la nuova del cavallo rapito, s’è messo in cerca del rapitore (XXVI, 54-67): come Rodomonte - mi si permetta il confronto, secondo alcuna proporzione - come Girone, come il re Karados.(1595) Non lo troverà dove lo è andato a cercare: lo raggiungerà invece qui alla fontana, d’onde s’era partito egli stesso (st.
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