E a questo modo si prosegue ancora per un buon tratto. Che avremmo a dire di Rinaldo, che non sa star fermo per Angelica (XXVII, 8-12)? - Fa a un dipresso [414] quanto assai prima aveva fatto Orlando.(1597) La partecipazione del demonio nel suscitare un grande incendio a Carlo Magno merita d’essere segnalata, in grazia della somma importanza che cotale elemento acquisterà poi nella Gerusalemme. Non si scordi tuttavia che la precedenza può essere rivendicata dal Cieco.(1598) L’arrivo di Gradasso, Sacripante, Rodomonte, Mandricardo, quindi di Marfisa e Ruggiero, e la strage nel campo collo sbaraglio dei Cristiani costretti a riparare dentro Parigi (st. 14-34), posso lasciare, con poco danno, senza termini di paragone. Ci sarebbe, volendo, da richiamare Orlando e l’altra brigata, che nell’Innamorato forzano l’esercito d’Agricane, ed entrano con Angelica in Albraccà (I, XIV, 56 sgg.).(1599) Poi, i Troiani minacciati nella città e Troia stretta di nuovo.(1600) Ma con qual frutto, non vedo. L’alto e basso della guerra è un prodotto del ragionamento, molto più che della fantasia. Quanto ai particolari, l’Ariosto è aiutato non poco dall’esperienza che gli era convenuto di fare in un’età così turbinosa qual era la sua.
Si rientra in acque più navigabili collo sdegno di Michele e col suo ritorno alla Discordia (XXVII, 34). Certo la scena che si rappresenta al principio del libro VII della Tebaide, ha carattere ben diverso da questa; là abbiamo l’epica: qui la commedia, la satira, e addirittura la farsa; ma pure la sostanza conviene.
| |
Rinaldo Angelica Orlando Carlo Magno Gerusalemme Cieco Gradasso Sacripante Rodomonte Mandricardo Marfisa Ruggiero Cristiani Parigi Orlando Innamorato Agricane Angelica Albraccà Troiani Troia Ariosto Michele Discordia Tebaide
|