Il poeta contradice del resto anche sé stesso, che nella prima scena di questa serie di casi aveva chiamato «cor magnanimo» (XXXI, 101) il Re di Sericana.
[423] CAPITOLO XV
Scelta di Doralice. - Rodomonte scornato ed afflitto. - Storia di Giocondo ed Astolfo.
Ho saltato a piè pari il canto XXVIII, ossia la novella di Astolfo e «Iocondo» o Giocondo.(1618) Non già per dare ascolto all’esortazione del poeta:
Lasciate questo canto; ché senza essoPuo star l’istoria, e non sarà men chiara.
(XXVIII, 2.)
La critica non patisce di scrupoli; e quand’anche le spiacesse di tirarsi addosso inimicizie, sa troppo bene quale immensa distanza corra tra le donne antiche e le odierne, per temere d’occuparsi di narrazioni in cui gli arcavoli dei nostri arcavoli abbiano avuto la pretesa di flagellare le debolezze femminili.
La novella in discorso s’incastra in una cornice, ed è preparata da certi incidenti, che ancora non ho illustrato. La scelta di Doralice e lo scorno di Rodomonte (XXVII, 102-10) sono ancor essi una figliazione del Tristan e del Palamedès. Ripetono un motivo, che, eseguito due volte nel primo di questi romanzi, si risente non meno di cinque nel secondo: cosa da non fare alcuna meraviglia a noi, che conosciamo in che concetto l’autore avesse la donna e quali fossero i suoi metodi di composizione. Soggiungerò del resto che il motivo occorre anche fuori [424] di qui,(1619) e che l’invenzione risale probabilmente a un passato assai remoto.
Comincio dal Tristan, e seguo l’ordine del romanzo.
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Sericana Doralice Giocondo Astolfo Astolfo Giocondo Doralice Rodomonte Tristan Palamedès Tristan
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