[426] Dal Palamedès cito prima di ogni altra la variante di minor conto. Ne è protagonista una femmina che conosciamo da un pezzo: la seconda tra le damigelle di Brehus. Costei, come si vide,(1632) dopo aver messo nelle male peste il suo troppo credulo amante, è fuggita con un cavaliere codardo. Ma Brehus riesce a liberarsi, trova i due fuggitivi (f.o 680 v.o), si lascia nuovamente infinocchiare dalla donna, giostra, e abbatte il vigliacco. Costui chiede un favore, e ottenutolo, propone il solito patto. Già s’intende che ha la preferenza il codardo; ché, secondo il preteso Elia, una femmina non può mai attenersi ad altro, che al partito peggiore.
In forza di questo assioma, la soluzione è chiara ogniqualvolta s’abbia a scegliere tra un prode e un dappoco. Ma e se per disgrazia fossero prodi tutti e due? - Anche allora la scelta potrà avere un significato satirico: l’abbiamo visto nel Tristan. Sennonché, far preferire un nuovo amore all’antico, con circostanze molto attenuanti, non può bastare allo scrittore del Palamedès. E non dubitiamo: la sua misoginia gli suggerirà bene qualche espediente. Tra i due sarà preferito un terzo. Ce lo mostra un caso narrato da Quinados (f.o 346)(1633), e accaduto a lui quel medesimo giorno con un cavaliere sconosciuto, che noi peraltro sappiamo esser Girone.
Andandosene con una sua carissima donzella e con un nano, Quinados s’è incontrato in Girone, che ne aveva seco una brutta assai. Costei ci è già nota;(1634) però basti dire che, abbattuto nella giostra, Quinados perde la bella dama.
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