Se Dieux m’ayst, encores n’a pas ung mois acompli, que une autre telle aventure comme est ceste advint il a moy, dont je ne fu pas moins esbaÿs que est ore li Morhault.» Il Cornovagliese si parte: restano il Morhault, il re Pharamo
nt, il re Meliadus e Messire Lac. Il povero Morhault non sa darsi pace. Per vedere di confortarlo [431] Meliadus prega Pharamont di narrare l’onta a cui aveva accennato; e non ha bisogno d’insistere per persuaderlo.
Quest’onta rientra nella categoria dei fatti che si addussero a dichiarazione dello scorno di Grifone. Tuttavia, sebbene possa servire a due usi, non ne starò a riferire tutti i particolari. Racconta Pharamont (f.o 281)(1649), come, non è gran tempo, egli liberasse per forza d’arme una donna, che un cavaliere faceva battere a morte, legata ad un albero, spogliata in camicia. La conduce con sé; ne innamora, e in apparenza è caldamente corrisposto. Albergando poi in un certo castello, ed essendo entrambi appoggiati ad una finestra, passa per la via, «sur ung maigre roussin trotier et chetif et lait, ung chevalier, tot le plus lait de corps, de membres et de visage, que je oncques mais veisse. Tant estoit lais en toutes guises, que ce fut merveille a veoir.» Pharamont lo guarda per meraviglia; e colui, corrucciato, afferma ch’egli ritiene contro diritto la sua dama; ma non si stima cavaliere, se tra breve non gli fa onta. Pharamont, meravigliato, interroga la donzella. A sentir lei, il brutto cavaliere la trasse a forza dalla casa di un fratello; tanto lo odia, che «Moult mengerois je voulentiers le cueur de son ventre, et plus que nulle autre chose.
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